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La produzione del seme nella penisola: dal Piemonte alla Sardegna

Molti italiani non sanno che l’Italia è leader nella produzione europea di riso (52% del totale della produzione) con 4 mila aziende agricole responsabili anche della produzione del seme e un centinaio di riserie che trasformano il risone in riso lavorato. 

La necessità di mantenere la coltura sott’acqua per la gran parte del suo ciclo vitale ha condizionato lo sviluppo territoriale della coltivazione del riso; non per niente dei 217mila ettari coltivati in Italia, il 92% sono dislocati in Pianura Padana e nello specifico tra Lombardia e Piemonte, regioni dotate di una fitta rete irrigua. Il restante 8% è suddiviso tra Veneto, Emilia e poche aree di bonifica nel resto del Paese, tra cui la più significativa in Sardegna, e infine in piccole aree in Toscana, in Calabria e in Sicilia (Enterisi.it, La risicoltura in Italia). 

La produzione del Riso da seme di riso è un comparto significativo dell’agricoltura italiana, nonché il primo anello della filiera produttiva risicola. Secondo l’Ente Nazionale Risi, nella campagna 2020 la superficie destinata alla produzione di riso da seme in Italia è aumentata di 7700 ettari (+3,5%) rispetto all’anno precedente.

Di conseguenza anche la produzione di sementi certificate di riso ha fatto segnare, per la prima volta negli ultimi sei anni, un rilevante incremento dei quantitativi di sementi certificate disponibili per l’annata in corso che hanno superato i 436.000 quintali. Questo dato fa ben sperare perché rappresenta il riconoscimento del valore della semente certificata, elemento fondamentale, di valorizzazione e di investimento, per l’intera produzione risicola (fonte dati: Il Risicoltore maggi, dicembre 2020)

Le varietà coltivate

Il nostro riso conta oltre 200 varietà: un ventaglio varietale del tutto unico. In Italia, infatti, sono coltivate sia varietà di tipo Japonica che varietà di tipo Indica. Appartengono alla specie Japonica le varietà coltivate a chicco tondo per le minestre, e a chicco lungo destinato alla parboilizzazione, ai risotti e ai contorni. Diversamente l’Indica comprende quelli a grana lunga, cristallini, che rilasciano poco amido e sono utilizzati per i contorni.

Il riso da seme italiano è particolarmente apprezzato all’estero per la sua qualità superiore, la stessa SA.PI.SE. ha clienti in Spagna, Portogallo, Turchia e Marocco. Per questo motivo, accanto alla produzione di seme certificato di altissima qualità in Piemonte e Sardegna, SA.PI.SE. sviluppa anche varietà nei paesi esteri verso cui commercializza e, in particolare, in Spagna, dove è florido il mercato dei Medi, segmento merceologico poco diffuso in Italia.

Il primato del Piemonte

Le principali fonti storiche attestano la coltivazione del riso nella nostra penisola a partire dal XV secolo, fra il Piemonte e la Lombardia, con risaie che si spingono fino alla pianura intorno a Saluzzo. Il riso contribuisce al miglioramento della qualità della vita delle popolazioni del nord Italia messe a dura prova da guerre, pandemie e carestie.  

Ancora oggi il Piemonte, dove ha casa SA.PI.SE., si conferma al vertice della classifica nazionale per quanto riguarda la superficie coltivata a riso destinata alla produzione di seme, seguita da Lombardia, Sardegna e Veneto. Il 77% della superficie a seme è ripartita tra 28 varietà, delle quali 11 a granello Lungo A da mercato interno, 5 a granello Lungo B, 5 a granello Lungo A da parboiled, 5 a granello Tondo e solo 2 a granello Medio. 

Va da sé che il paesaggio delle regioni a vocazione risicola, e in particolare quello della pianura Piemontese e Lombarda, che storicamente ospitano la coltura del riso da più tempo, sono fortemente caratterizzati dalla presenza di una rete di canali per la distribuzione dell’acqua. Questa rete si snoda per centinaia di chilometri e costituisce un monumento nazionale all’ingegneria idraulica e allo sviluppo agricolo. Tanto per fare un esempio, in Piemonte spiccano il Canale Cavour, con i suoi 110 metri cubi al secondo costruito nel 1863 in soli tre anni, ed il Naviglio d’Ivrea, sinonimo di modernizzazione per tutto il Paese.

Il vigore della Sardegna

Le coltivazioni sarde (che nel 1978 hanno dato il via alla nascita della cooperativa SA.PI.SE.) sono di circa 3.500 ettari con risaie situate tra le provincie di Cagliari e Oristano (3000 ettari circa). Produzione non di grande quantità, ma di altissima qualità. Il riso sardo infatti è considerato fra i migliori al mondo. Solo dopo la seconda guerra mondiale le bonifiche e la costruzioni di dighe che incanalarono le acque per le irrigazioni, resero salubre parte del territorio sardo, creando le condizioni ideali per la coltivazione di questo cereale.

Tutt’oggi la maggior parte delle risaie sarde produce principalmente riso da seme, che lascia l’isola perché acquistato dal mercato interno, per incrementare le sue estese risaie con un seme che garantisce un ottimo raccolto anche in condizioni critiche.

SA.PI.SE.

Dal 1978 coltiviamo qualità. SA.PI.SE. è al fianco degli agricoltori per garantire loro la più elevata qualità del seme, investendo in ricerca, tecnologia e persone.

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